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GPP4Build – Green Public procurement for Buildings

 

Il progetto Green Public Procurement for Buildings (GPP4Build), finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma INTERREG Italia-Austria, si occupa di appalti pubblici sostenibili (Green Public Procurement – GPP), con particolare attenzione al settore delle costruzioni. Gli appalti pubblici sono una delle attività più importanti della Pubblica Amministrazione (PA) e possono avere un forte impatto sull’economia locale.

Per questo motivo, gli stati membri dell’Unione Europea sono stati invitati a sviluppare e implementare per la loro gestione dei Piani d’Azione Nazionali (PAN), che avessero come obiettivo la riduzione degli impatti ambientali ad essi associabili.

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Attraverso la valutazione ecologica delle procedure di acquisto, la PA ha infatti la possibilità di „selezionare quei prodotti e servizi che hanno un basso o ridotto impatto ambientale rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati per lo stesso scopo“, facilitandone al tempo stesso la diffusione anche al di fuori del settore pubblico.

Nonostante queste premesse positive, l’attuazione delle direttive Europee in materia di GPP e del framework in materia di economia circolare stentano a prendere l’avvio, in particolare per quanto riguarda il settore delle costruzioni.

In Austria questo è dovuto, in parte, al fatto che i criteri di sostenibilità vengono implementati in modo diverso a livello nazionale, regionale e persino locale, poiché il quadro normativo vigente consente alle singole amministrazioni aggiudicatrici di decidere autonomamente la modalità con cui tali criteri devono essere implementati negli appalti.

In Italia, invece, l’applicazione dei GPP è resa cogente, in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, attraverso i Criteri Ambientali Minimi (CAM), adottati con Decreto del Ministro dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del mare. Per quanto riguarda il settore edile il decreto di riferimento è il DM 11 ottobre 2017. Ciò nonostante, anche sul territorio italiano è lampante la difficoltà, da parte di tutti gli attori coinvolti, PA, progettisti e PMI, ad applicare quanto indicato nel decreto ministeriale.

In questo scenario, le aziende soffrono di una mancanza di informazioni e competenze e trovano sempre più difficile raggiungere il loro mercato di riferimento. Inoltre, l’attuale mancanza di chiarezza sul quadro normativo che disciplina l’economia circolare e i suoi requisiti è percepita come un’altra barriera all’attuazione di questi principi. Chiaramente, la complessità delle questioni legate all’economia circolare richiede un approccio sistematico per evitare potenziali impatti sfavorevoli e conseguenze negative.

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